Parigi nel XX Secolo, il romanzo postumo di Giulio Verne, di Francesco Riggi


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Categorie: Scienza e Tecnologia   Poesia e Narrativa  

Tutti noi, da ragazzi - almeno i maschietti, ché le femminucce preferivano altre letture - abbiamo organizzato i nostri sogni avventurosi sulle pagine di alcuni autori che ci spalancavano un mondo al di là del nostro quartiere, del nostro paesino e persino delle nostre grandi città: Emilio Salgàri con le sue storie ambientate in mondi lontani, come il ciclo dei pirati della Malesia; Robert Louis Stevenson con la sua Isola del tesoro o con Lo strano caso del Dr. Jekyill e Mr. Hyde, che era indirizzato in realtà ai più grandi; e poi, naturalmente, Jules Verne, con il suo mondo fantascientifico, dove la scienza e la tecnologia erano strumenti capaci di dominare il mondo, di forgiarlo secondo nuove dimensioni, di esaltare il potere dell'uomo sulla realtà.
Così, era facile immedesimarsi con i protagonisti del Viaggio al centro della Terra, seguendo la progressiva discesa del prof. Lidenbrock e dei suoi compagni di viaggio nelle viscere della Terra; era facile entusiasmarsi per il progetto del Gun Club di Baltimora, quello di costruire un cannone capace di lanciare un proiettile verso il nostro satellite naturale, in Dalla Terra alla Luna e in Intorno alla Luna, seguendo gli eventi prima e durante l'avventuroso viaggio dei tre protagonisti della vicenda. Ancora le nostre conoscenze scientifiche di ragazzi non erano così approfondite da cogliere le inevitabili contraddizioni, le violazioni dei princìpi di fisica elementari insite in molti passaggi di questi romanzi. Che importa? L'immaginazione e l'entusiasmo prevalevano sulla razionalità. E come non entusiasmarsi anche per il Giro del mondo in 80 giorni, una lotta contro il tempo per riuscire a completare il giro completo del nostro pianeta in meno di tre mesi, usando tutti i mezzi di trasporto noti a quel tempo, fino all'apparente sconfitta del gentiluomo Phileas Fogg, seguita dalla vittoria dell'ultimo minuto. Classici che vale la pena leggere anche adesso, da adulti, se per caso la nostra infanzia ne fosse stata privata.
Così siamo cresciuti nella convinzione che Verne fosse definitivamente il fautore di questo mondo dominato dalla scienza e dalla tecnologia e ne celebrasse il trionfo a spada tratta. Quale la sorpresa, dunque, nel leggere un suo romanzo, scritto intorno al 1860, per descrivere il mondo come sarebbe stato da lì a 100 anni, rimasto inedito per oltre un secolo, nascosto tra le carte dell'autore. Il testo, scoperto da un pronipote di Verne nel 1989, venne infine pubblicato in Francia nel 1994. Si tratta del romanzo Parigi nel XX Secolo, che descrive una vicenda umana ambientata proprio nella Parigi del 1960, esattamente a 100 anni di distanza dalla sua scrittura.
Il testo, pur non essendo un capolavoro letterario quanto a stile, merita tuttavia delle considerazioni almeno su due diversi livelli. Il primo è più strettamente connesso alla capacità di immaginare un mondo futuro, a distanza di un secolo, un periodo di tempo lungo sulla scala della scienza e della tecnologia, anche partendo dalla metà dell'Ottocento e proiettandosi a metà del Novecento. Che cosa, dunque, immagina Verne del mondo futuro? Che cosa si è effettivamente realizzato rispetto alla sua immaginazione? Certamente, un mondo meccanizzato, dominato da trasporti efficienti e veloci, inclusa una metropolitana sopraelevata, un mondo nel quale trovano posto anche invenzioni più difficili da prevedere: l'utilizzo di macchine calcolatrici, sistemi di comunicazione capaci di trasmettere anche le immagini, impianti di condizionamento.
Ma il mondo ipotizzato da Verne in questo romanzo, basato su un'economia che fa esclusivo uso della tecnologia, non è un mondo nel quale tutte le espressioni dell'uomo possono trovare posto: la letteratura, la poesia, l'arte, la musica hanno progressivamente perduto il loro valore e sono adesso a malapena sopportate, se non osteggiate apertamente. La cultura in generale è considerata tale solo se al servizio della tecnologia. In questo mondo, dunque si trova a vivere il giovane Michel, con l'ambizione di divenire poeta, e incapace di rivestire quei ruoli che la società si aspetta da lui. Riuscirà nel suo intento, oppure sarà schiacciato dalla società che celebra il fasto della meccanizzazione e dell'industria? Sarà possibile trovare in questo mondo del futuro una compagnia adeguata, anche fatta di pochi individui ancora capaci di valorizzare tutte le potenzialità dell'animo umano? Una domanda valida anche per noi oggi, alla quale cercare di rispondere guardando ad un possibile futuro che attende la nostra specie.

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